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Opere

Ritratto di Vitaliano VI Borromeo

Dimensioni: 119,5 x 93,5 cm

Data: 1680

Tecnica: Olio su tela

Collocazione

Palazzo Borromeo @ Isola Bella (Verbani

Autore

Salamon Adler (Danzica 1630 - Milano 1709)

Soggetti

FusciaccaFusciacca
Fascia di stoffa pregiata per lo più di seta, portata trasversalmente sul corpo o intorno alla vita, fermata con un nodo o un fiocco.
, GalaGala
Striscia di tessuto o un nastro che veniva applicato, increspato o annodato in vari modi, su abiti femminili come elemento decorativo.
, Merletti (pizzi o trina)Merletti (pizzi o trina)
Velo o tessuto finissimo, a punti radi, a nodo o intrecci svariatissimi usato di solito per ornamento nelle vesti.
, JabotJabot
Volant di tessuto o pizzo appuntato alla base del collo o sul petto. Nato per gli uomini divenne popolare tra le donne a partire dalla metà del diciannovesimo secolo.
, Raso di setaRaso di seta
Tessuto liscio e lucido in cui la superficie compatta era ottenuta grazie alla prevalenza di fili d'ordito sul diritto del tessuto, che nascondeva i punti di incrocio con le trame.

Descrizione

Il conte Vitaliano VI Borromeo indossa un'armatura su cui spiccano due particolari vestimentari in contrasto con il metallo della corazza: un sofisticato jabot in pizzo point de France e chiuso da fiocco blu a strisce sottili più chiare e, in vita, una ricca fusciacca di seta rossa con dettagli in oro, annodata sul retro. Realizzata in acciaio con incisioni eseguite all’acquaforte, in parte annerite e dorate, questa armatura da cavallo è opera di Pompeo della Cesa come attesta la firma “Pompeo” incisa all’interno del listello che orla il collo della corazza. Il manufatto, risalente ad una data compresa tra il 1585 e il 1590 circa, fu commissionato da un membro della famiglia Borromeo verosimilmente identificabile con il conte Renato (1550-1608). Oltre ai motivi delle grottesche e alle figure allegoriche raffiguranti la Giustizia, la Temperanza, la Fortezza e la Sapienza, la guarnitura presenta tutti i simboli araldici della famiglia Borromeo. Compaiono, infatti, il liocorno rampante, il morso equino, l’anello singolo o in terna. Quest’ultimo stemma, insieme allo scudo segnato dalle fasce trasversali, anch’esso visibile sulla corazza, apparteneva all’antica famiglia Vitaliani di Padova con cui la casata lombarda era congiunta. Dal medesimo ramo derivano anche il motto “Humilitas”, inciso in caratteri gotici all’interno del medaglione che orna il centro della corazza, e l’immagine di Santa Giustizia, rappresentata nella parte superiore del petto.

 Fonte: Valentina Pasolini, in Francesco Frangi e Alessandro Morandotti (a cura di), Il ritratto in Lombardia da Moroni a Ceruti, Milano 2002, p. 234.
Elisabetta De Toni