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Opere

Ritratto di Galeazzo Maria Sforza

Dimensioni: 65 x 42 cm

Data: 1471

Tecnica: Tempera su tavola

Collocazione

Galleria degli Uffizi @ Firenze

Autore

Piero del Pollaiolo (Firenze 1441/1442 - Roma dopo il 1485)

Soggetti

GuantiGuanti
Accessorio dell'abbigliamento maschile e femminile che ricopre la mano fino al polso e separatamente ogni dito, seguendo la fisionomia della mano. Usato per proteggersi dal freddo, per questioni di igiene o come vezzo elegante. Durante il periodo impero, le nobildonne indossavano guanti lunghi fino al gomito.
, Saio (saglio, saione)Saio (saglio, saione)
Veste simile alla più antica gonnella, quest'ultima in voga nel XIV secolo e nella prima metà del XV, con ampia scollatura tonda o quadrata da cui fuoriusciva generalmente la camicia elegantemente arricciata. Lunga e ampia, con maniche e guarnizioni, è sfoggiata dagli uomini nel Rinascimento.

Descrizione

Nel ritratto di Piero del Pollaiolo, Galeazzo Maria Sforza compare con il saglio, che se nella forma ricorda la gonnella trecentesca, è, rispetto a quell'indumento, molto più riccamente decorato. In particolare si nota il ricamo in oro a rilievo alla impresa del giglio: le imprese sono spesso simbolo di alleanze gentilizie, in questo caso  questa fu adottata per le nozze con Bona di Savoia, cognata del re di Francia Luigi XI, e allevata alla corte francese. La rigida stilizzazione del giglio di Francia, ripetuta ad intervalli regolari su tutto il tessuto, assume nella sua stessa sobria severità un singolare valore decorativo. Dal collo sporge il colletto della camicia bianca. Galeazzo Maria, che amava grandemente il lusso e curava moltissimo la sua persona, porta un'acconciatura con lunghe chiome sciolte, arrotondate in dentro. In mano stringe dei guanti di morbido camoscio - una produzione tipica di Milano - il cui uso si diffonde dalla seconda metà del secolo nel mondo elegante e che spesso, proprio per seguire una moda diffusa al tempo, erano realizzati in pelli a concia profumata (non a caso aromatari e guantai facevano parte della stessa corporazione). Si noti la favolosa gemma pendente sul petto da una sottilissima catena.

Fonte: Rosita Levi Pisetzky, Storia del costume in Italia, Vol. II, Milano 1964, tavola 204.
Elisabetta De Toni