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Opere

Ritratto di Pepys e lady Batten

Dimensioni: 76,2 x 63,5 cm

Data: 1861

Tecnica: Olio su tela

Collocazione

Collezione privata @ -

Autore

James Digman Wingfield ( 1800 - 1872)

Soggetti

BudrièreBudrière
Striscia di cuoio che nelle milizie dei secoli passati si portava ad armacollo e serviva ad appendervi la spada o la sciabola, e in qualche caso, se disposta davanti, la bandiera o il tamburo.
, CalzeCalze
Indumento aderente che ricopre le gambe. Dapprima le calze erano costituite da fasce avvolte intorno alla gamba, di lana o pelli fini; poi verranno lavorate ad ago o realizzate in tessuto, anche prezioso, tagliate e cucite (quelle cucite in seta e in velluto scompariranno solo alla fine del Settecento). L'evoluzione tecnologica nella fabbricazione delle calze risale al 1589 con la costruzione di un telaio da calze, che contribuì alla larga diffusione e alle molte varianti proprie di questo indumento.   
, CamiciaCamicia
Nel latino tardo il termine camisia indicava un indumento aderente tanto da lasciare scioltezza nel movimento sia che si trattasse di corsa o di combattimento, indossato da uomini e donne. Per secoli la camicia è stata l'unico indumento intimo delle donne, in origine in lino, tagliata a forma di T, con lunghe maniche. Nella seconda metà del XV secolo, ampliandosi gli scolli degli abiti, sempre più in vista, sarà ornata da ricchi ricami. L'impiego come capo intimo scompare nel XX secolo quando le donne cominciano ad indossare la corsetteria a pelle.  
, CappaCappa
Mantello senza maniche, largo ed ampio, che avvolge tutta la persona e che può avere il cappuccio. 
, Farsetto (giubbetto, zupone)Farsetto (giubbetto, zupone)
Indumento principale, spesso imbottito, portato sopra la camicia e sotto il giuppone.
, GalaGala
Striscia di tessuto o un nastro che veniva applicato, increspato o annodato in vari modi, su abiti femminili come elemento decorativo.
, GuantiGuanti
Accessorio dell'abbigliamento maschile e femminile che ricopre la mano fino al polso e separatamente ogni dito, seguendo la fisionomia della mano. Usato per proteggersi dal freddo, per questioni di igiene o come vezzo elegante. Durante il periodo impero, le nobildonne indossavano guanti lunghi fino al gomito.
, JabotJabot
Volant di tessuto o pizzo appuntato alla base del collo o sul petto. Nato per gli uomini divenne popolare tra le donne a partire dalla metà del diciannovesimo secolo.
, Merletti (pizzi o trina)Merletti (pizzi o trina)
Velo o tessuto finissimo, a punti radi, a nodo o intrecci svariatissimi usato di solito per ornamento nelle vesti.
, Mussola (o mussolina)Mussola (o mussolina)
Tessuto trasparente di cotone, lana oppure seta.
, ParruccaParrucca
Capigliatura artificiale fatta con capelli naturali o con materiali che vi assomigliano (crine di cavallo, lana di pecora, fibre vegetali, ecc.). La base della calotta è generalmente costituita da stoffa o pelle sottile sulla quale vengono fissati i capelli.
, RhingraveRhingrave
Brache a gonnellino, lunghe solitamente fino a metà coscia, composte da strisce di stoffa diversa disposte verticalmente su una fodera di colore contrastante, molto rigonfia, il tutto cucito ai veri e propri calzoni che stavano sotto. Queste brache presero il nome dal loro inventore Rheingraf conte von Salm, ambasciatore olandese a Parigi verso la metà del XVII secolo.
, Scarpetta (scarpina)Scarpetta (scarpina)
Leggera calzatura detta escarpin in Francia. Affermatasi alla fine del XVII secolo, era inizialmente senza tacco con la linguetta che saliva un poco verso la caviglia. All’inizio del XVIII secolo la punta era quadrata. Ornata da una fibbia, fece parte dell’abito da ballo maschile sino al XIX secolo.
, Vertugato (verducato, verduco, vertugade)Vertugato (verducato, verduco, vertugade)
Letteralmente "guarda virtù"; capo con ampia gonna sostenuta da rigidi cerchi, questi ultimi rivestiti con una stoffa generalmente di colore differente dal resto della gonna.
, PolacchinoPolacchino
Il completo femminile secentesco spesso e volentieri è diviso in due capi: l'uno a copertura del busto, l'altro dalla vita in giù. Il Polacchino, o polaco, è un tipo di busto usato in sostituzione del giuppone, che anteriormente giungeva fino alla vita e posteriormente scendeva in lunga falda. Sul davanti si apriva su una gonna detta sottanino, da non confondersi con l'intima sottana.

Descrizione

L’artista dà vita a una scenetta che Samuel Pepys ha raccontato nel proprio diario. L’episodio risale a mercoledì 15 Novembre del 1665. L’elegante signore sta aiutando una giovane fanciulla ad attraversare la strada: è un po’ impacciata perché non vuole sporcare le sue nuove scarpette di raso bianco. Il doppio ritratto offre un confronto tête-à-tête tra il costume barocco maschile e femminile. A metà del XVII secolo è la corte di Luigi XIV ad abbigliare l’intera Europa. La supremazia culturale e politica francese non conosce infatti eguali in quegli anni. Comincia a delinearsi una moda maschile modaiola e capricciosa, ricca di dettagli, fronzoli e orpelli. Dalla testa ai piedi gli uomini del Seicento sono più agghindati di una dama di corte: sotto il piumato capello alla moschettiera, dalla tesa ampia e piatta e dalla cupoletta larga, straripa un parruccone abboccolato che cade sulle spalle. Le fluenti e vaporose parrucche erano considerate “la cosa più barocca di tutto il barocco”. Per dar maggior risalto alla parrucca, la moda cinquecentesca degli “zucconi” (coloro che portavano la folta barba unita alla chioma) finisce. Ora gli uomini si radono completamente il volto e applicano sulla gota un vezzoso neo, sempre più grande e sempre più annerito. In quegli anni il farsetto esiste e non esiste allo stesso tempo, poiché la vera protagonista è la camicia, che appare un po’ ovunque: al collo, al petto, all’avambraccio ed è sempre minuziosamente composta in pieghe e sboffi, guarnita di trine e ricami. La giacca del farsetto si accorcia a tal punto, diventando quasi un bolero. In perfetto stile barocco, i calzoni alla rhingrave, dalle trombe tanto larghe e infiocchettate da sembrare una sottanina per signore e signorine. Si tratta effettivamente di una gonnella risvolata a pantaloni, lunga fino alle ginocchia, formando un voluminoso e morbido involucro all’interno del quale si fissano le calzette rosse. Per una strana mania, il colore delle calze è sempre abbinato alla fodera della cappa che, semplicemente appoggiata sulle spalle, richiedeva una certa arte per essere indossata e sfoggiata. Nel seicento la cappa non è infatti più vista come un rude indumento soldatesco. Ora è prescritta per il vestir di gala e il vestir da città. Lo stivale a imbuto è certamente la calzatura più in voga, ma per gli elegantissimi del periodo la scarpa ideale è una leziosa scarpetta di vernice nera, con alta linguetta, fibbia dorata e tacco laccato di rosso. Guanti con venature sul dorso e un’elegante budrière di broccato d’oro sono di chiara ispirazione cavalleresca. Il cravattino jabot di pizzo bianco è chiuso con un nodo di nastro. Una ricchissima profusione di nastrini e frangette impreziosisce ai bordi ogni singolo pezzo dell’abito. La giovane damina indossa un completo dai colori variopinti. La mise seicentesca spesso e volentieri è divisa in due capi: uno a copertura del busto e l'altro dalla vita in giù. La sopravveste verde è un polacchino, che copre busto e braccia, si ferma in vita con una piccola falda sagomata e scende poi sul retro aprendosi sul sottanino a strisce bianche e rosa. Sollevata sulle anche dal vertugato, la gonna inizia ad accorciarsi e a scoprire le scarpette. Le maniche della camicia determinano ora la finezza e la ricercatezza di un abito: confezionate in mussolina, si aprono al polso a corolla. L'effetto svolazzante è ottenuto orlando l'interno della stoffa con una fitta gala arricciata. Un enorme fiocco rosso è appuntato al centro della collaretta piatta di pizzo. In testa, un cappuccio annodato sotto il mento.

Fonte: Rosita Levi Pisetsky, Storia del costume in Italia, Vol. III, Milano 1964, pp. 331-390; Rosana Pistolese, La moda nella storia del costume, Bologna 1979, pp. 155-157.
Clara Pellegris