Archivio Arte Moda

it en

Opere

Sette ritratti Albani

Dimensioni: 117 x 117 cm

Data: 1519

Tecnica: Olio su tela

Collocazione

Collezione privata @ -

Autore

Giovanni Busi, il Cariani (Fuipiano al Brembo 1485 - Venezia 1547)

Soggetti

CamiciaCamicia
Nel latino tardo il termine camisia indicava un indumento aderente tanto da lasciare scioltezza nel movimento sia che si trattasse di corsa o di combattimento, indossato da uomini e donne. Per secoli la camicia è stata l'unico indumento intimo delle donne, in origine in lino, tagliata a forma di T, con lunghe maniche. Nella seconda metà del XV secolo, ampliandosi gli scolli degli abiti, sempre più in vista, sarà ornata da ricchi ricami. L'impiego come capo intimo scompare nel XX secolo quando le donne cominciano ad indossare la corsetteria a pelle.  
, CamoraCamora
Veste con ampie maniche che copriva il corpo quasi interamente; con scollo quadrato o tondo e punto di vita leggermente rialzato. Era l'indumento femminile più diffuso ancora nella prima metà del XVI secolo.
, Catena d'oroCatena d'oro
, CinturaCintura
Striscia morbida e flessibile per avvolgere o stringere le vesti all'altezza della vita (ma da porre anche sui fianchi o sotto al seno) o per sostenere oggetti al fianco, come spada, sciabola, ecc. Composta in materiali vari come stoffa, cuoio e metallo.
, Raso di setaRaso di seta
Tessuto liscio e lucido in cui la superficie compatta era ottenuta grazie alla prevalenza di fili d'ordito sul diritto del tessuto, che nascondeva i punti di incrocio con le trame.

Descrizione

Gli Albani, nobile famiglia del bergamasco originaria di Albano Sant’Alessandro, affollano la tela creando un’originale composizione: quattro donne e tre uomini si scrutano, si sfiorano e osservano lo spettatore. Con straordinaria cura, il Cariani dipinge il costume muliebre lombardo del primo Cinquecento. La maestosa matrona al centro, la più colorata e vivace del gruppo, indossa una sgargiante camora in taffetà aranciato: è l’abito dell’avvenire. La linea esile e longilinea del costume gotico è ormai un ricordo, gonna e maniche sono ora abnormi e rotonde e i tessuti hanno una struttura più sontuosa. Pieghe e plissettature decorano ogni parte dell’abito, creando effetti di chiaro-scuro nella trama della seta. La camicia, finissima e bianchissima, ha uno scollo orizzontale ricamato con un filo d’oro ed è stretta in vita da un cinturino intrecciato. Nonostante le donne del periodo appaiano così grandi, l’effetto della cosmesi è sempre molto naturale, i gioielli sono indossati di rado e le acconciature sono molto aggraziate. I capelli della dama sono infatti semplicemente annodati con le binde, strisce di tessuto intrecciate tra una ciocca e l’altra. La donna all’estrema sinistra volta invece le spalle al pubblico, mostrando il retro della sua camora: il profondo scollo ha una linea lunata e una catena d’oro ne segue il profilo sulla schiena da spalla a spalla.  La vita è sempre tenuta molto alta ed è segnata da una preziosa cinturina lavorata a cesello. Non passa certo inosservato il curioso copricapo di questa dama di nero vestita: si tratta di un rebalzus, un turbante molto più morbido e modellabile del balzo, mollemente adagiato sul capo. Nell’angolo in basso a destra, un uomo dal viso chiuso e assorto gioca con il ricciolo della dama vestita di bianco. La linea della camora è simile a quella sfoggiata delle sue consanguinee, ma la particolarità è tutta sulle maniche: dalla spalla si aprono infatti a ventaglio verso il gomito, lasciando scoperto parte del braccio.

Fonte: Rosita Levi Pisetzky, Storia del costume in Italia, Vol. III, Milano 1964, p. 91.
Clara Pellegris