Archivio Arte Moda

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Opere

Ritratto di gentiluomo con la barba

Dimensioni: 98 x 74 cm

Data: 1561

Tecnica: Olio su tela

Collocazione

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Autore

Giovanni Battista Moroni (Albino 1525 circa - luogo sconosciuto 1578 circa)

Soggetti

RoboneRobone
Maestosa e ricchissima sopravveste signorile di gran moda nel XVI secolo. Avvolgente, lunga e quasi sempre foderata con pregiate pellicce. Lo sfoggio dei roboni non sfugge certo alla censura delle leggi suntuarie: soprabiti di questo genere erano infatti sempre ornati con orpelli, guarnizioni e pendagli di ricercata e costosa manifattura.
, CamiciaCamicia
Nel latino tardo il termine camisia indicava un indumento aderente tanto da lasciare scioltezza nel movimento sia che si trattasse di corsa o di combattimento, indossato da uomini e donne. Per secoli la camicia è stata l'unico indumento intimo delle donne, in origine in lino, tagliata a forma di T, con lunghe maniche. Nella seconda metà del XV secolo, ampliandosi gli scolli degli abiti, sempre più in vista, sarà ornata da ricchi ricami. L'impiego come capo intimo scompare nel XX secolo quando le donne cominciano ad indossare la corsetteria a pelle.  

Descrizione

L’effigiato rispecchia la figura del gentiluomo della seconda metà del Cinquecento: severità, rigore morale e austerità traspaiono in modo evidente. Il capo principale consiste in una sontuosa sopravveste caratterizzata da numerosi inserti in pelliccia che ne evidenziano e segnano la struttura. Nonostante il tentativo di censura da parte delle leggi suntuarie, il robone continua ad essere di gran moda durante l’intero secolo. Dalle maniche si intravedono i polsini della camicia bianca. Capelli e barba sono entrambi corti e curati, contribuendo a un’immagine di fierezza ormai fondante nella ritrattistica.     

Fonti: R. L. Pisetzky, Storia del costume in Italia, III, Milano 1964, p. 145; M. Gregori, Giovan Battista Moroni, in I Pittori Bergamaschi dal XIII al XIX secolo. Il Cinquecento III, Bergamo 1979, p. 279; J. Laver, Moda e costume: breve storia dall'antichità a oggi, Milano 2003, p. 94.
Alina Gherardi