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Opere

Pala Martinengo (particolare)

Dimensioni: 520 x 250 cm

Data: 1516

Tecnica: Olio su tavola

Collocazione

Chiesa di San Bartolomeo @ Bergamo

Autore

Lorenzo Lotto (Venezia 1480 - Loreto 1556/1557)

Soggetti

CinturaCintura
Striscia morbida e flessibile per avvolgere o stringere le vesti all'altezza della vita (ma da porre anche sui fianchi o sotto al seno) o per sostenere oggetti al fianco, come spada, sciabola, ecc. Composta in materiali vari come stoffa, cuoio e metallo.
, CamoraCamora
Veste con ampie maniche che copriva il corpo quasi interamente; con scollo quadrato o tondo e punto di vita leggermente rialzato. Era l'indumento femminile più diffuso ancora nella prima metà del XVI secolo.
, CamiciaCamicia
Nel latino tardo il termine camisia indicava un indumento aderente tanto da lasciare scioltezza nel movimento sia che si trattasse di corsa o di combattimento, indossato da uomini e donne. Per secoli la camicia è stata l'unico indumento intimo delle donne, in origine in lino, tagliata a forma di T, con lunghe maniche. Nella seconda metà del XV secolo, ampliandosi gli scolli degli abiti, sempre più in vista, sarà ornata da ricchi ricami. L'impiego come capo intimo scompare nel XX secolo quando le donne cominciano ad indossare la corsetteria a pelle.  
, Maniche a campana (a sbuffo)Maniche a campana (a sbuffo)
Manica larga, che si strozza sul polsino.
, FusciaccaFusciacca
Fascia di stoffa pregiata per lo più di seta, portata trasversalmente sul corpo o intorno alla vita, fermata con un nodo o un fiocco.
, MantelloMantello
Indumento maschile e femminile, lungo e ampio, privo di maniche, spesso con cappuccio, che si porta sopra i vestiti, appoggiato sulle spalle e agganciato al collo in modo che ricaschi tutto intorno alla persona e possa drappeggiarsi variamente.
, Scarpa a muso di bueScarpa a muso di bue
"A muso di bue" si chiamano, agli inizi del Cinquecento, le scarpe maschili che assumono una nuova forma, larga e rotonda, spesso allacciate sul collo del piede. Molto più aggraziate e delicate rispetto alle aguzze "scarpe a zampa d'orso" e per questo indossate anche delle donne.
, CrocchiaCrocchia
Treccia di capelli avvolta e fermata sulla cima del capo.
, Saio (saglio, saione)Saio (saglio, saione)
Veste simile alla più antica gonnella, quest'ultima in voga nel XIV secolo e nella prima metà del XV, con ampia scollatura tonda o quadrata da cui fuoriusciva generalmente la camicia elegantemente arricciata. Lunga e ampia, con maniche e guarnizioni, è sfoggiata dagli uomini nel Rinascimento.
, Gonnella (vestina)Gonnella (vestina)
Termine riferito a un indumento sia maschile che femminile trecentesco. Nel caso di abbigliamento infantile si tratta di una veste con maniche, caratterizzata da pieghe nella parte inferiore, stretta in vita da un cordone o da una cintura. 
, VeloVelo
Accessorio molto fine e leggero, di forma e tessuto variabili, utilizzato con il duplice scopo di coprire il viso o ornare la testa.
, SpillaSpilla
Ornamento femminile e maschile da porsi all'altezza della scollatura, sul risvolto del soprabito, su abiti, bluse, copricapi e anche cravatte. Realizzata normalmente in metallo (argento o oro, a volte in bronzo) e decorata con smalto o pietre preziose incastonate. 
, DiademaDiadema
Ornamento che recinge la fronte; in metallo nobile, può recare incastonate pietre preziose. 
, StolaStola
, MitriaMitria
La mitria è un copricapo vescovile comparso nel X secolo e ancora oggi tipico paramento liturgico. La mitra può essere di tessuti preziosi ed ornata di pietre, oppure semplicemente bianca.

Opere correlate

Deposizione di Cristo nel sepolcro, San Domenico resuscita Napoleone Orsini, Deposizione di Cristo nel sepolcro, San Domenico resuscita Napoleone Orsini

Descrizione

La pala Martinengo, o pala di san Bartolomeo, è la più grande mai dipinta da Lorenzo Lotto. Quest'opera era originariamente composta da una serie di pannelli: nella cimasa c’era la raffigurazione dell’Angelo con scettro e globo, ora a Budapest; nella predella c’erano tre pannelli raffiguranti il miracolo di san Domenico, la deposizione di Cristo e  il martirio di santo Stefano, ora all’Accademia Carrara di Bergamo. Nel particolare qui riportato, i dieci santi circondano, disposti a semicerchio, la Madonna, seduta su un trono rialzato e intagliato con branchie leonine. Partendo da sinistra si vede sant’Alessandro, chiaro eponimo del committente, ritratto in una sfolgorante armatura a figura intera. Sotto l’armatura possiamo dedurre che porti un farsetto, come si può supporre osservando un’accenno di colletto che ne fuoriesce; probabilmente tra il farsetto e l’armatura portava anche un usbergo, gonnella di maglia metallica a protezione dei punti del corpo che non rimanevano coperti dalla corazza. Infine sopra l’armatura è posta una cintura di cuoio marrone con la fodera della spada appesa. Accanto a lui si trova santa Barbara, probabilmente il ritratto della moglie di Alessandro, omonima della santa. Questa è sicuramente la figura più interessante dell’intero dipinto dal punto di vista del costume: indossa una bellissima e lunga camora, di un intenso color giallo, che sottolinea la figura giovanile della santa, con apertura davanti chiusa da tre fiocchetti color celeste che lasciano uscire la camicia bianca sottostante. Le maniche sono a sbuffo, imbottite sulle spalle e aderenti al polso, leggermente tagliate in modo da far fuoriuscire dalle finestrelle la camicia sottostante. Il punto vita è leggermente rialzato, evidenziato da una sottile fusciacca marrone, che termina in un elegante fiocchetto. Sopra la camora porta un ampio mantello blu che l’avvolge dai fianchi fino a toccare terra. Dalla camora spuntano un paio di scarpe gialle a muso di bue. La parte meravigliosa di questa figura è anche l’acconciatura: una bellissima crocchia che raccoglie in un vortice di trecce la lunga chioma bionda della santa sul capo, con solo qualche piccola ciocca, sfuggita alla treccia, che le ricade sul viso, il tutto completato da una delicata ghirlanda. Gli abiti dei santi che seguono sono molto semplici. Infatti accanto a lei si trova Giacomo Maggiore, col bastone da pellegrino, e san Marco, dei quali non riusciamo a vedere gli abiti in quanto nascosti dalla figura di san Domenico, il più vicino al trono, in quanto titolare della chiesa. Quest’ultimo è vestito da uomo religioso: indossa un semplice e bianco saio che arriva fino a terra, sopra di esso porta un piviale semplice, ovvero un mantello liturgico nero e con cappuccio. Accanto a lui sul trono si trova la madonna che indossa una semplice gonnella rossa, lunga fino a terra, con maniche attillate e stretta in vita da un cordone che alza il punto vita. Sopra di esso porta un ampio mantello blu che le circonda il corpo. Sul capo indossa un velo quasi invisibile che le cade delicatamente sulle spalle. Accanto a lei, dall’altro lato del trono, si vede la figura di Caterina d’Alessandria, con la ruota dentata e la palma del martirio. Dell’abito di questa figura riusciamo a scorgere solo la parte superiore del petto, di cui si vede un mantello rosso chiuso sul petto da una spilla arricchita da una pietra preziosa. I capelli di santa Caterina sono sciolti, ma l’acconciatura viene arricchita da un prezioso diadema incastonato di pietre. Santa Caterina è nascosta, anche lei, da un'altro personaggio, ovvero santo Stefano, l’altro titolare della chiesa. Per questo motivo anche lui, come san Domenico, indossa vesti sacre: porta una bianca cotta liturgica sopra la quale indossa una ricca dalmatica oro con ricami in rosso, e sopra di essa porta una stola marrone. Gli ultimi personaggi che rimangono sono sant’Agostino, di cui vediamo solo la mitria oro, perché coperto anche lui dalla figura di santo Stefano e san Giovanni Battista, ruotato di spalle, che indossa solo una povera cotta, legata sulla spalla da un fiocchetto, e sopra un mantello verde che cade a terra. L’ultimo personaggio è san Sebastiano, che indossa solo il tradizionale perizoma sui fianchi; personaggio comunque di grande importanza per la nuova concezione luminosa cinquecentesca, che in nome del realismo lascia in ombra uno degli altri protagonisti della pala. 

Fonti: Lorenzo Lotto, a cura di G.C.F. Villa, Cinisello Balsamo 2011, p. 93; B. Berenson, Lorenzo Lotto, a cura di L. Vertova, Milano 2008, p. 54;M. Sorelli, Gli enigmi di Lorenzo Lotto, Bergamo 2011, p. 13; R. L. Pisetzky, Storia del costume in Italia, Vol. III, Milano 1964, p. 246; G. Mafai, Storia del costume dall’età romana al Settecento, Ginevra 2011, p. 197; J. A. Black e M. Garland, Storia della moda, a cura di M. Cortini, Novara 1984, p. 130.
Giulia Buttazzoni